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viernes, 22 de enero de 2016

L’uomo delle stelle in una corsia d’ospedale e le storie della settimana

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illustrazione di Helen Green
Si nota nei testi, lo si vede nei videoclip usciti, soprattutto in Lazarus dove sembra levitare sopra un letto d’ospedale. Blackstar è un grande album scritto da un malato terminale, un malato che trova una nuova vena creativa ricchissima, che ha la forza e il coraggio di viaggiare verso territori inesplorati in 50 anni di storia, di provare anche un nuovo modo di cantare fatto di acciaccature e acuti contro-tempo.
Che si può essere giganti mentre si muore, come gli eroi dei tempi lontani.

La violenza di Colonia è tutta intorno a noi

Non abbiamo niente da insegnare a chi arriva qui. Tra il nostro mondo e il loro c’è solo una fragile barriera, perché in fondo si pensa che la libertà delle donne sia già troppa.
Avevo forse dodici o tredici anni, la prima volta che un uomo mi ha messo le mani addosso in pubblico. Non l’ho mai raccontato a nessuno, né alla mia famiglia né ai miei amici, ma me lo ricordo molto bene: l’anno no, quello non me lo ricordo, ma il posto sì, e l’episodio anche. Camminavo sotto i portici che vanno dal Centro Studi di Pordenone (dove ho frequentato medie e superiori) a Piazza Duca d’Aosta, diretta all’ufficio di mio padre, che lavorava alle poste. È un tragitto breve, era ora di pranzo e io stavo, come tanti bambini, tornando a casa.
Dalla lotta alla povertà alla lotta al povero
di Andrea Gioseffi
La Svizzera, battendo la Danimarca sul tempo, ha deciso di sequestrare ai rifugiati che entrano nel suo territorio i beni di valore superiore a 1000 franchi. Se il rifugiato lascia volontariamente la Svizzera entro 7 mesi, i beni gli saranno restituiti.
Persepolis di Marjane Satrapi

Tutte le fumettiste della mia vita

Nessuna donna è stata selezionata per il Grand Prix di Angoulême, eppure le autrici di fumetti sono moltissime e molto brave. Se non le conoscete è il momento di scoprirle
Era il 2003 quando incontrai Marjane Satrapi. Incontrare forse non è il verbo giusto: lei era a Bologna per presentare l’ultimo volume di Persepolis, e io, che avevo appena iniziato a leggere i cosiddetti “graphic novel”, ero in fila per una dedica, da vero fan. Ce l’ho ancora quella dedica: mi scrisse solo “buona fortuna Pietro” (in italiano) e penso sempre che un po’ di fortuna Marjane me l’ha portata. Ma soprattutto il suo Persepolis è stato uno dei libri a farmi pensare che fare fumetti poteva essere una buona idea.
5 lezioni sul giornalismo che ho imparato dai social media
Perché i social sono la frontiera — e la trincea — dei giornali. E cosa ci dicono del presente e del futuro dell’informazione.
Sono stata social media editor di un grande giornale e credo di aver imparato alcune cose. Sul giornalismo, più che sui social media, perché questi funzionano come un prisma capace di rifrangere, scomporre e rendere visibili molte delle attuali ambizioni e difficoltà di chi fa informazione.
E pazienza se nessuno — in un certo senso, nemmeno loro — abbia veramente idea di cosa diavolo facciano i social media editor. Sì, si intuisce che abbiano a che fare con i tweet e i post, ma più di lì non ci si spinge.
Buon compleanno, Wikipedia!
Wikipedia.com è live dal 15 gennaio 2001  — oggi è diventata .org. Sono passati 15 anni da quando Jimmy Wales e Larry Sanger lanciarono ufficialmente il sito, nato dopo una serie di esperienze a cavallo tra il mondo delle directory, delle dotcom e di Nupedia, la prima versione del progetto di Wales di creare un’enciclopedia online di creare un’enciclopedia online, che ancora manteneva nel nome il legame con il progetto GNU e il mondo Linus. Galeotto fu poi l’incontro con Ward Cunningham, il creatore di “wiki”, ossia la tecnologia che permette a chiunque di creare o modificare liberamente qualsiasi pagina di un sito web.
“Immaginate un mondo in cui chiunque può avere libero accesso a tutto il patrimonio della conoscenza umana. Questo è il nostro scopo.” — Jimmy Wales

10 cose che ho imparato da un pessimo capo

Una raccolta collaborativa per riconoscere (e affrontare) i problemi più diffusi nell’ambiente di lavoro
No, il pessimo capo da cui il titolo non è una persona sola (troppo facile), è un lavoro corale. Di tanti piccoli capi che ho avuto, che ho conosciuto, di cui mi hanno raccontato. Che su queste cose anche il “sentito dire”, il racconto di un amico, serve. Anche se a volte serve solo a farti sentire meno solo.
Samantha Cristoforetti, illustrazione di La Kerin

Certe mail spaziali

di kerin
Qualche mese fa ho scritto alla NASA per alcune informazioni riguardo le immagini della missione Cassini, mi hanno gentilmente risposto pochi giorni dopo. “Fantastico! — ho pensato — È proprio vero che dall’altra parte dell’oceano tutti rispondono alle mail”, anche chi non avresti sperato l’avrebbe fatto. E poi che bello ricevere una mail dalla NASA! Quasi quasi provo a scrivere a Barack e gli chiedo se preferisce i Beatles o i Rolling Stones, secondo me anche lui risponde.
Il fornitore al quale ho chiesto il preventivo per la terza volta l’altro giorno, invece, non mi ha ancora fatto sapere niente.
Stamane apro pigramente la posta immaginando di non trovare particolari sorprese quando un nome inatteso balena nella tab Principale: Cristoforetti, Samantha. NASA.
Ferma tutto.
Foto di Luca Sartoni

Glory Hole

Una storia di provincia. Manlio, imbottito di Viagra, sale a bordo della sua auto e parte per un viaggio al limite del possibile. Alla fine, dovrà confrontarsi con ciò che vive dall’altra parte del buco.
Manlio zittì la sveglia premendola sotto il cuscino. Si alzò e con le ciabatte ai piedi giunse fino al bagno, dove si lavò con cura i genitali. Inghiottì due pillole di viagra e si affrettò a vestirsi. Sotto la federa del cuscino la sveglia lampeggiava le sei del mattino. Con il mazzo di chiavi in mano scivolò fuori dalla casa ancora addormentata, prese l’ascensore e scese nel ventre umido del parcheggio sotterraneo. Trovò la macchina dove l’aveva lasciata, parcheggiata di fronte alla cabina della pompa idraulica di emergenza.
Foto di Norma

Quattro storie da ascoltare. Coccodrilli ON AIR

Immaginate di comporre un numero e trovare dall’altra parte del telefono uno di noi che vi racconta la sua storia.
A qualcuno è venuto in mente: ci ha detto che sarebbe stato bello ascoltare i nostri racconti. Noi ci pensavamo già da un po’ e visto che di questa persona ci fidiamo, abbiamo deciso di provarci.
E non c’è nessun numero da chiamare, basta solo premere play.

Sense — Il romanzo a puntate

Prologo
Nella primavera del 2019 Android rilasciò il primo sistema operativo in grado di installare app cerebrali. Il software si chiamava Sense, e nella prima versione era in grado di far funzionare poche applicazioni semplici (una calcolatrice, un blocco note e una rudimentale agenda) che venivano gestite con comandi vocali e visualizzate nel quadrante in alto a sinistra del campo visivo.
Puoi scriverci a staff@mediumitalia.com, su Twitter @MediumItaliano e Facebook, o scriverci una risposta su Medium con un clic sul tasto “Write a response” qui sotto.
Alla prossima storia!

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